Con “interventi di femminilizzazione del viso” si intendono tutta l’ampia gamma di procedure chirurgiche in grado di alterare l’estetica del viso e di renderla più femminile, secondo quelle che sono le caratteristiche tipiche del genere biologico. In inglese ci si riferisce a queste operazioni come Facial Feminization Surgery, abbreviato in FFS, o talvolta come Facial Gender Confirmation Surgery.
Si tratta di interventi di chirurgia estetica quando queste procedure vengono eseguite su donne cisgender non soddisfatte da determinati tratti del loro volto e ritenuti da loro stesse come eccessivamente mascolini, come spesso accade per il naso, il mento o la mandibola; in questo articolo tuttavia parleremo del caso specifico delle donne transgender nel quale è più appropriato definire tali operazioni come interventi di chirurgia ricostruttiva o come terapia chirurgica per il trattamento della disforia di genere.
Nella maggior parte delle interazioni sociali umane, il viso è la prima regione del corpo che attira il nostro sguardo. Sempre dal volto siamo in grado di estrapolare informazioni importanti sulle persone, quali il genere, l’età e lo stato emotivo. La prima impressione, elaborata inconsciamente nei primissimi secondi dal momento del primo incontro con una persona, si basa quasi totalmente sull’analisi del viso e delle sue espressioni. Il viso rispecchia la personalità e le emozioni e comunica sia in maniera verbale che non verbale con l’interlocutore.
Per una donna transgender, niente è più importante di apparire esternamente congruente al proprio genere percepito, motivo per cui gli interventi di femminilizzazione del viso vengono ricercati e sono di anno in anno in aumento, con un’evoluzione continua delle tecniche chirurgiche. Il viso è un biglietto da visita, permette la nostra identificazione, e l’essere identificate e trattate come donne dipende anche dalle sue caratteristiche. Altre parti del corpo possono essere coperte o nascoste, ma i tratti del viso generalmente non lo sono: gli interventi di femminilizzazione del viso possono aiutare nella corretta identificazione del genere e nel creare armonia tra il sé percepito ed il sé esterno, aumentando il benessere dell’individuo specialmente nei contesti sociali.
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L’estetica del volto: differenze tra viso maschile e femminile
Le caratteristiche somatiche del viso variano tra i due generi biologici, così come variano in base all’età e all’etnia dell’individuo. Le differenze principali tra i due generi biologici per quanto concerne queste caratteristiche e secondo il consenso della maggior parte degli autori ed esperti in materia, sono le seguenti:
- Il viso femminile è in generale più ovaleggiante e con linee più morbide, rispetto al viso maschile tendente allo squadrato e maggiormente spigoloso.
- L’attaccatura dei capelli è più alta nell’uomo e presenta una forma a M. Nella donna è più bassa e di forma lineare, gentilmente curvata.
- La fronte è più alta e larga nell’uomo, presenta bozzi frontali più pronunciati e arcate sopraccigliari sporgenti. Tende a essere rettilinea nell’uomo, mentre nella donna è più arrotondata.
- Le sopracciglia maschili sono più spesse e con andamento più rettilineo, mentre quelle femminili sono meno folte, più sottili e arcuate. Le sopracciglia maschili inoltre sono posizionate più in basso, sotto l’arcata sopraccigliare, mentre nella donna sono più alte e sopra di essa.
- Gli occhi maschili sono più piccoli e incastonati nel cranio, mentre quelli femminili sono più grandi.
- Il naso presenta grande variabilità, come un po’ tutte le caratteristiche fenotipiche delle persone, ma in generale e idealmente il naso maschile è più largo e più lungo, rispetto al naso più stretto e corto della donna. L’uomo inoltre presenta un dorso del naso convesso o rettilineo, mentre quello della donna è più tendente al concavo (il cosiddetto naso alla francese). La punta è più proiettata (cioè sporgente lontano dal viso) nell’uomo rispetto alla donna.
- Gli zigomi dell’uomo sono più bassi, piatti e rettangolari. Gli zigomi della donna sono più alti, pronunciati, curvilinei.
- Le labbra maschili sono più sottili e rettilinee con una distanza maggiore tra base del naso e labbro superiore. Le labbra femminili sono più carnose, con un labbro superiore più curvilineo e leggermente sollevato a rivelare la dentatura.
- Il mento maschile è più largo e sporgente, mentre quello femminile è più a punta, arrotondato e meno sporgente.
- La mandibola maschile è più larga e con muscolatura più ipertrofica (il massetere).
- L’angolo mandibolare dell’uomo è maggiore conferendogli un viso squadrato, mentre nella donna è inferiore con viso più ovale, a forma di “V”
- La cartilagine tiroidea, che forma il cosiddetto pomo d’Adamo, è un tratto tipico del maschio adulto che si sviluppa su stimolazione ormonale e rientra tra i caratteri sessuali secondari sviluppati durante la pubertà. Nella donna questa cartilagine è meno visibile e meno palpabile al tatto. Pur non essendo localizzato tecnicamente sul viso, la sua modifica universalmente rientra tra gli interventi di femminilizzazione facciale.
In generale, non si parla di caratteristiche specifiche che estrapolate da un volto siano oggettivamente maschili o femminili, né di misure standardizzate come maschili o femminili. Si guarda invece all’armonia, alla simmetria, alle proporzioni tra diverse strutture e regioni del volto, e in generale all’insieme delle varie caratteristiche somatiche. La modifica dei lineamenti qui sopra elencati è possibile unicamente tramite il ricorso alla chirurgia.
Oltre a queste, esistono poi differenze di tipo qualitativo e quantitativo che donano aspetto diverso al viso dell’uomo e della donna biologici:
- L’uomo presenta maggior peluria facciale e i peli tendono ad essere più lunghi, spessi e pigmentati.
- La pelle maschile è più spessa, ma anche più elastica grazie al derma più ricco di elastina e collagene.
- Lo strato corneo dell’epidermide è più spesso nell’uomo, facendo apparire la pelle più ruvida alla vista e al tatto.
- La pelle maschile presenta un maggior numero di ghiandole sebacee, risultando quindi più grassa rispetto a quella femminile, caratteristica che dona maggior protezione dai fattori ambientali.
- Il sebo prodotto ha caratteristiche biochimiche diverse, così come il sudore che è inoltre maggiormente prodotto dagli uomini.
- La pelle maschile presenta un maggior numero di pori, i quali hanno anche dimensioni maggiori, rispetto a quella femminile.
- Con l’avanzare dell’età, la pelle maschile si assottiglia progressivamente e gradualmente, mentre quella femminile resta pressoché uguale fino alla menopausa, per poi assottigliarsi in breve tempo in maniera significativa. I due sessi presentano quindi due maniere di invecchiare ed esprimere l’invecchiamento del viso diverse tra loro.
La modifica delle caratteristiche qui sopra elencate, a differenza delle precedenti, non avviene tramite il ricorso alla chirurgia. Sarà invece l’assunzione della terapia ormonale sostitutiva femminilizzante a modificare gradualmente tali connotati con entità variabile da individuo a individuo in base ai suoi attributi individuali.
Infine, a completare quella che è l’estetica del viso, ulteriore peso hanno le luci, che creano ombre in base alle convessità e concavità del volto alterando la nostra immagine. Per questo motivo il make-up nelle donne, in grado di alterare la percezione di luci e ombre, se applicato con cura è in grado di modificare notevolmente la propria immagine e renderla, nel caso in questione, più femminile senza il ricorso agli interventi chirurgici.
Ma di quanti interventi avrò quindi bisogno per femminilizzare il viso???
A leggere la lunga lista precedente potreste pensare quindi che per femminilizzare il viso servano decine di interventi, che si traducono anche in molti soldi, dolore e recupero post-operatorio, stress, tempi molto lunghi, etc.
È bene quindi sottolineare come nessun intervento sia obbligatorio. Sta ad ogni individuo valutare la propria immagine e stabilire di accettarsi o meno per come si appare. Non va giudicato né chi rifiuta la chirurgia, né chi la abbraccia. L’importante è risolvere il conflitto determinato dalla disforia di genere e se si è in grado di farlo evitando i rischi, i costi ed i tempi del ricorso alla chirurgia ricostruttiva, tanto meglio.
Nel momento in cui una paziente stabilisse di volersi sottoporre ad operazioni per la modifica del viso è fondamentale rivolgersi ad un chirurgo formato ed esperto. Un chirurgo con esperienza specifica nelle procedure di femminilizzazione del viso su pazienti transgender e con formazione specifica nella chirurgia maxillo-facciale e cranio-facciale. La maggior parte dei chirurghi plastici infatti è preparata per operare sui tessuti molli di tutto il corpo; tuttavia, per un intervento di femminilizzazione del viso duraturo e soddisfacente è quasi sempre necessario apportare modifiche allo scheletro, cioè al tessuto osseo sottostante. Formazione completa ed esperienza specifica non sono ancora sufficienti a garantire però il successo: per questo tipo di procedura è necessario essere anche degli artisti, avere occhio per i dettagli, comprensione delle proporzioni e dell’armonia del viso, senso estetico e consapevolezza anche dei dettagli più subdoli che costituiscono l’estetica dei due generi biologici.
La scelta del chirurgo, negli interventi di femminilizzazione facciale, è più che mai fondamentale per l’ottenimento di risultati post-operatori soddisfacenti per la paziente.
Come detto in precedenza, qualora si volesse procedere a modificare il proprio volto, non sarà necessario sottoporsi a decine di interventi. Un ottimo chirurgo sarà in grado di stabilire quale o quali interventi avranno un impatto importante sull’estetica del viso e quali non sono realmente necessari. Ad esempio secondo una ricerca del Dr. Spiegel MD – FACS, il terzo superiore del volto, cioè la regione della fronte, è quella di maggiore impatto nel determinare il genere di una persona; sempre secondo la sua ricerca, sei pazienti su sette sottoposti a interventi di femminilizzazione del viso vengono correttamente identificati come appartenenti al genere nel quale si identificano.
Prerequisiti e preparazione agli interventi di femminilizzazione del volto
Il chirurgo in fase di consulto vi farà delle domande per comprendere i dettagli e le caratteristiche del vostro volto che apprezzate e quelli che invece vorreste modificare.
Procederà quindi, come avviene per ogni intervento chirurgico, alla raccolta dell’anamnesi personale e familiare, all’esame fisico della paziente, ordinerà dei test di laboratorio ematochimico (esami del sangue), elettrofisiologici (ECG) e di diagnostica per immagini (una TAC del cranio). Esaminerà le vostre vaccinazioni, ordinerà eventuali esami di screening se appropriati per età e genere, domanderà l’eventuale uso di tabacco, alcool e altre droghe e accerterà la presenza di malattie infettive e sessualmente trasmesse. Programmerà una visita anestesiologica per la valutazione del rischio ed il via libera all’intervento.
Una volta annotate le vostre idee sui tratti del volto che vi piacciono o meno, il chirurgo analizzerà la vostra faccia. Per farlo saranno necessarie fotografie sotto diverse angolazioni e di alta qualità. Misurerà angoli, altezze, larghezze, proiezioni, proporzioni e le relazioni tra le diverse strutture del volto. Una volta completata la sua analisi, il chirurgo sarà in grado di consigliare la o le procedure necessarie per raggiungere gli obiettivi da voi enunciati, vi aiuterà ad avere aspettative realistiche e vi spiegherà i rischi relativi agli interventi. Con l’avvento delle nuove tecnologie in ambito medico-chirurgico, il vostro chirurgo potrebbe anche essere in grado di mostrarvi una anteprima in 3D di una simulazione di come potrebbe modificare il vostro aspetto, per meglio aiutarvi a comprendere i possibili risultati.
Secondo la settima edizione degli Standards of Care pubblicati dalla World Professional Association for Transgender Health (WPATH), non sono stabiliti prerequisiti per queste procedure chirurgiche, a differenza di quelli necessari ad esempio per iniziare la terapia ormonale sostitutiva o per sottoporsi alla chirurgia genitale.
Sarà quindi sufficiente la firma del consenso informato da parte della paziente, una volta che il chirurgo avrà spiegato i rischi, i benefici e avrà fornito aspettative realistiche. Alcuni chirurgi tuttavia potrebbero comunque richiedere una valutazione psichiatrica, per comprendere meglio le ragioni del volersi sottoporre a procedure tipicamente invasive. In questa valutazione il professionista della salute mentale cercherà di stabilire la sussistenza della disforia di genere, il suo impatto per la paziente nella vita sociale e di relazione, la presenza di ulteriori disturbi psichiatrici o del comportamento, l’inclinazione al tenere comportamenti a rischio, la presenza di supporto da parte di amici o parenti, le aspettative per l’intervento e gli obiettivi futuri per quel che concerne il trattamento della disforia di genere. La sussistenza di patologie mediche o psichiatriche diverse dalla disforia di genere non comporta necessariamente l’esclusione dalle procedure di femminilizzazione del viso: se ben controllate e se non sottopongono a rischi eccessivi la paziente, gli interventi saranno comunque possibili.
Le varie procedure chirurgiche per la femminilizzazione del viso
Abbassamento (avanzamento) dell’attaccatura dei capelli
L’abbassamento dell’attaccatura dei capelli, noto anche come avanzamento dello scalpo, è una procedura il cui scopo è quello di modificare la linea dell’attaccatura dei capelli, abbassandola e modificandone la forma, e diminuendo quindi la distanza tra le sopracciglia e il cuoio capelluto.
Nell’uomo biologico tipicamente la fronte è più alta e larga, con una attaccatura a forma di M, e con un recedere della linea dei capelli con l’avanzare dell’età ed in base al profilo genetico.
L’intervento si esegue con una incisione che può essere effettuata in posizione nascosta tra i capelli, sull’attaccatura o anche più in basso. Una striscia di cute viene quindi escissa, causando l’avanzamento dell’attaccatura e la modifica del suo profilo a seconda del disegno dell’incisione.
L’intervento può essere eseguito in congiunzione con il trapianto di capelli FUE per modificare ulteriormente l’attaccatura e/o ritoccare piccole regioni dello scalpo.
Trapianto di capelli FUE
Il trapianto di capelli con tecnica FUE è una valida alternativa all’intervento di abbassamento dell’attaccatura dei capelli. Nel caso della femminilizzazione del viso è rivolto alle pazienti nelle quali la genetica e gli ormoni maschili hanno causato un innalzamento dell’attaccatura dei capelli, una perdita di capelli o una modifica nella linea dell’attaccatura con il tipico disegno a M.
L’unico requisito è l’avere un’area donatrice capace di donare le unità follicolari necessarie al raggiungimento del risultato programmato.
Rimodellamento della fronte
Quando si parla di intervento di femminilizzazione del viso, inteso come un insieme di più procedure chirurgiche eseguite sulla stessa paziente, il rimodellamento della fronte è un intervento di chirurgia maxillo-facciale molto spesso incluso nel pacchetto di interventi. Questo è dovuto al fatto che il rimodellamento della fronte spesso apporta un cambiamento marcato alla fisionomia del volto, con spiccata femminilizzazione del viso. Esistono varie tecniche chirurgiche per questo intervento, alcune anche “proprietarie” ovvero di ideazione e di pratica quasi esclusiva di un chirurgo presso la sua clinica.
La procedura può prevedere la limatura delle bozze frontali, la frattura controllata dell’osso frontale ed il suo riallineamento con o senza rimodellamento osseo, o ancora la rimozione di parte dell’osso frontale e la limatura della componente ossea sottostante in corrispondenza dei seni frontali paranasali per ottenere il rimodellamento della fronte, per poi riposizionare l’osso frontale e assicurarlo con una sottile piastra in titanio e alcune viti.
Questa procedura chirurgica è spesso accoppiata al rimodellamento del bordo orbitale superiore, per ottenere un risultato più armonioso di tutto il terzo superiore del viso.
Rimodellamento bordo orbitale superiore
Il rimodellamento del bordo orbitale superiore ha come obiettivo l’eliminare una caratteristica della fisionomia facciale del maschio biologico, ovvero l’eminenza ossea presente a livello delle sopracciglia. Questa sporgenza ossea è spesso più evidente delle bozze frontali sulla fronte.
Per ottenere tale risultato e conferire un profilo femminile al viso, il chirurgo effettua una osteotomia, cioè il taglio chirurgico del tessuto osseo, seguito da una limatura per armonizzare il risultato e creare un profilo liscio e in continuità con la fronte.
Anche il rimodellamento del bordo orbitale superiore, come l’intervento descritto in precedenza, può apportare un impatto notevole nella femminilizzazione del viso.
Lifting del sopracciglio
Il lifting del sopracciglio, brow lift in inglese e talvolta chiamato anche lifting della fronte, è una procedura piuttosto comune anche se non tra le più note per i non addetti ai lavori. Ne vengono eseguiti circa 40,000 l’anno nei soli U.S.A.
L’intervento consiste nel tirare verso l’alto la cute della fronte, distendendo quindi eventuali rughe orizzontali della fronte e delle tempie, le rughe nella regione glabellare, sollevando le sopracciglia in una posizione più elevata e correggendo l’eventuale ptosi del sopracciglio sulla palpebra. Le sopracciglia oltre ad essere sollevate in una posizione più femminile e giovanile, cioè sopra al bordo orbitale superiore, possono anche essere sagomate conferendo loro l’arcuatura tipica del sopracciglio femminile, con il picco situato sulla linea del canto laterale dell’occhio.
L’approccio chirurgico è vario, con l’incisione che può essere eseguita subito sopra al sopracciglio, o a livello della palpebra superiore, o ancora con più incisioni nascoste lungo l’attaccatura dei capelli, o con approccio coronale, cioè con una lunga incisione posta 2-3cm dietro l’attaccatura dei capelli.
L’intervento non riduce la distanza tra le sopracciglia e l’attaccatura dei capelli, anzi rischia di aumentare tale distanza o comunque di alzare leggermente la linea dell’attaccatura. Per questo motivo viene spesso accoppiato con l’intervento di avanzamento dello scalpo descritto in precedenza.
Malaroplastica: rimodellamento e aumento degli zigomi
Nonostante gli zigomi maschili siano più massicci di quelli femminili, i primi mancano di proiezione, non sporgono cioè dal viso creando un rilievo tipico del volto ideale femminile.
Per ottenere la femminilizzazione degli zigomi si ricorre spesso a delle protesi, posizionate tramite una incisione nel cavo orale, o in alcuni casi si ricorre a procedure meno invasive quali l’innesto di tessuto adiposo autologo o l’iniezione di filler. Per accentuare ancor di più gli zigomi talvolta si ricorre anche alla rimozione della Bolla di Bichat, cioè del cuscinetto adiposo buccale, sito sotto lo zigomo, nella guancia. Questa operazione rende più scavate le guance, accentuando quindi gli zigomi.
Rinoplastica
La rinoplastica nella femminilizzazione del viso ha l’obiettivo di affrontare quelle che sono le differenze tra l’anatomia tipica maschile e femminile descritte nei paragrafi precedenti. La procedura non è diversa da una comune rinoplastica effettuata su un paziente uomo o donna cisgender, se non per un dettaglio: nel caso in cui vengano eseguite più procedure chirurgiche che vanno a modificare la fisionomia del viso, il chirurgo dovrà tener conto di tali cambiamenti al fine di rispettare le proporzioni e creare un naso esteticamente bilanciato con il resto del viso.
Riduzione dell’angolo mandibolare e limatura della mandibola
La mandibola svolge un altro importante ruolo nell’identificazione del genere di appartenenza. La larghezza del viso, determinata oltre che dalla mandibola anche dal muscolo massetere, l’angolo mandibolare e la forma del mento sono tutti indicatori importanti del genere. Sebbene come detto in precedenza non esistano misure precise relative all’uno o all’altro genere biologico, l’uomo tende ad avere il terzo inferiore del viso largo e squadrato, mentre la donna ce l’ha più ovaleggiante, sfuggente, e insieme agli zigomi conferisce alla donna una faccia a forma di cuore.
Per la modifica di queste caratteristiche, il chirurgo procede con una incisione intraorale a lato e posteriormente i denti, dalla quale avrà accesso all’angolo mandibolare. In base al caso potrà quindi procedere alla limatura della mandibola o a un’osteotomia, il taglio e rimozione di parte del tessuto osseo, per una più marcata modifica del profilo. Potrà inoltre essere escissa parte del muscolo Massetere contribuendo a snellire il viso, procedura comune anche tra le donne asiatiche cisgender.
Genioplastica: plastica del mento
Il mento, di forma generalmente squadrata e di dimensioni maggiori nel maschio biologico e a punta, arrotondato, sfuggente e poco proiettato invece nella donna, può essere modificato sia intervenendo sulla componente ossea, sia in alcuni casi con l’impianto di protesi.
Intervenendo sulla parte ossea, il chirurgo esegue una incisione all’interno del cavo orale, tra il labbro inferiore e la gengiva, e una volta avuto accesso alla mandibola procede al taglio e asportazione di parte del mento e al riarrangiamento di altri segmenti di osso al fine di ottenere la forma desiderata.
Molto importante in questo intervento la conoscenza dell’anatomia della mandibola, dei vasi e dei nervi che escono da essa anche in prossimità del mento, per evitare danni e ridotta sensibilità dell’area, ma anche delle radici dei denti e del labbro inferiore. Importante inoltre fissare molto bene con viti e placche i segmenti di osso ricavati e riattaccati per la ricostruzione del mento, oppure il fissaggio della protesi, per evitare problemi quali la migrazione o la modifica della forma del mento.
In sede preoperatoria è bene anche stabilire se vi sono disturbi dell’occlusione, quali morso inverso o malocclusioni, che necessitino di chirurgia ortognatica o di particolari cautele nell’esecuzione dell’intervento.
Cheiloplastica: Sollevamento, rimodellamento, aumento di volume delle labbra
La cheiloplastica per la femminilizzazione del viso può prevedere l’esecuzione di una o più procedure chirurgiche: il sollevamento del labbro superiore, il sollevamento degli angoli della bocca e l’aumento di volume delle labbra. Tutti e tre questi interventi donano un aspetto più femminile.
Il sollevamento del labbro superiore diminuisce la distanza tra la base alare del naso ed il labbro; inoltre produce una lieve apertura della bocca con parziale esposizione dei denti dell’arcata superiore, caratteristica tipica femminile. Il risultato può essere raggiunto con piccole incisioni o alla base del naso o lungo il bordo superiore del labbro e la rimozione di una striscia di tessuto.
L’aumento di volume delle labbra può essere realizzato con l’iniezione di filler come l’acido ialuronico o con l’iniezione di tessuto adiposo prelevato dal paziente stesso (innesto di grasso autologo o fat graft).
Il rimodellamento delle labbra, eseguito tramite l’applicazione di alcuni punti di sutura e rimozione di parte del tessuto, può conferire la tipica sinuosità del labbro superiore e ad esporre maggiormente la componente rosso-rosacea del labbro. Il sollevamento degli angoli della bocca viene invece raggiunto con piccole incisioni eseguite sugli angoli, rimozione di tessuto e applicazione di suture; quest’ultimo intervento oltre a donare un aspetto più femminile corregge inoltre un difetto estetico congenito o acquisito con l’età che tende a donare un aspetto triste, dovuto agli angoli della bocca diretti verso il basso anche quando non si prova tale emozione.
Condrolaringoplastica: riduzione del pomo d’Adamo
La presenza di una prominenza sulla parte anteriore del collo, il cosiddetto Pomo d’Adamo, è un indicatore tipico e noto alla popolazione generale dell’appartenenza al genere maschile. Per questo motivo l’intervento di condrolaringoplastica è piuttosto comune nel processo di transizione chirurgica da uomo a donna.
Il chirurgo effettua una incisione sul collo, orizzontalmente, quanto più in alto possibile in modo che la cicatrice risultante non sia visibile, talvolta anche sotto il mento. Vengono quindi separati i tessuti fino ad esporre la cartilagine tiroidea che può quindi essere ridotta in dimensioni con la rimozione di parte del suo tessuto costituente, possibile solo nella porzione superiore il punto di attacco delle corde vocali per preservare le loro funzioni.
Le tecniche minimamente invasive nella femminilizzazione del viso: filler e botox
Oltre alle tecniche chirurgiche invasive, esistono opzioni non invasive o minimamente invasive per modificare l’aspetto del viso. Si tratta dell’uso di filler biologici (raccomandiamo sempre di evitare chi consiglia l’uso di filler alloplastici o filler permanenti!) quali l’acido ialuronico o gli innesti di tessuto adiposo ricavato dal paziente (autologo) oltre che all’uso di neuromodulatori come il Botox.
Fondamentale come sempre rivolgersi ad un professionista qualificato ed esperto nelle tecniche. La conoscenza dell’anatomia facciale, con il decorso dei vasi sanguigni e dei nervi, risulta di importanza assoluta se si vogliono ridurre al minimo i rischi più rari ed infausti relativi a queste tecniche. L’esperienza nelle tecniche iniettive e il senso estetico ed artistico sono fondamentali per l’ottenimento di un risultato coerente con le aspettative della paziente.
I risultati ottenuti sono spesso temporanei e necessitano quindi di ritocchi periodici. Oltre ad un ringiovanimento generale del viso è possibile ottenere una modifica dei lineamenti con l’aumento di volume generato dall’iniezione di filler o di grasso autologo ben studiato in alcuni punti del viso: il naso, la fronte, le labbra, gli occhi, la mandibola, gli zigomi e il mento sono tutti suscettibili a modifiche più o meno evidenti con queste iniezioni.
Anche il botox può modificare i lineamenti e non si limita a ringiovanire e basta: dal sollevamento non chirurgico delle sopracciglia, alla riduzione del volume del muscolo massetere con snellimento della mandibola.
Laser, radiofrequenza, luce pulsata (IPL), peel chimici …
Infine, si può ricorrere a trattamenti vari di laserterapia, radiofrequenza, luce pulsata e peel chimici per citare i più comuni, che possono migliorare l’aspetto della pelle, l’elasticità, il colore, eliminare macchie e cicatrici, ringiovanire, per ottenere un look più femminile e curato. A parte l’epilazione laser o con luce pulsata per eliminare eventuale peluria indesiderata, non sono certamente trattamenti femminilizzanti di per sé, ma sono in grado di coadiuvare, insieme ad altre tecniche, per il raggiungimento dell’obiettivo preposto.
I rischi e le complicazioni
Ogni procedura medico-chirurgica comporta dei rischi.
Per quelle eseguite in regime di anestesia generale vi è il rischio anestesiologico, minimo nel caso di pazienti che godono di ottima salute, ma comunque presente. Tra gli effetti collaterali dell’anestesia vi sono la nausea, il vomito, la cefalea, la secchezza della bocca, il mal di gola, la sonnolenza. Alcuni sono trattabili farmacologicamente, ma comunque si tratta di disturbi transitori.
Alcuni degli interventi descritti in precedenza possono essere eseguiti con una anestesia locale, riducendo quindi alcuni fastidi post-operatori ed il rischio anestesiologico.
Resta poi il rischio intrinseco del sottoporsi a un intervento chirurgico, per il quale esistono rischi generici che descriveremo qui di seguito e rischi specifici variabili in base all’intervento specifico eseguito, alla tecnica chirurgica utilizzata e ai materiali utilizzati. Tra i rischi generici vi sono l’insoddisfazione del paziente per il risultato ottenuto, le asimmetrie quando si interviene su strutture speculari, la formazione di cicatrici e altri inestetismi della pelle, le emorragie, l’edema, sieroma, ematoma, il dolore, le infezioni, disturbi della cicatrizzazione, lesioni nervose con disturbi della sensibilità, le reazioni allergiche, la necrosi dei tessuti.
FAQ – Domande frequenti sugli interventi di femminilizzazione del viso
Dopo quanto tempo saranno visibili i risultati?
Risultati stabili e definitivi potrebbero necessitare fino ad un anno di tempo dall’intervento. Durante questo periodo saranno programmate alcune visite di controllo e rimarrete in contatto con il vostro chirurgo per monitorare l’evoluzione e per comunicare qualunque dubbio o complicazione.
È possibile vedere in anteprima i risultati grazie alle nuove tecnologie?
Questo è un servizio che può essere offerto tramite elaborazione digitale delle fotografie o simulazioni 3D, ma dipende dalla clinica e dal chirurgo. Non dipende solo dal fatto che può essere necessario possedere strumentazione e software avanzati, ma anche dal fatto che talvolta le anteprime portano i pazienti ad avere aspettative non realistiche e quindi delusione post-operatoria; per questo motivo alcuni chirurghi potrebbero non offrire tale servizio.
Quanto tempo dovrò attendere prima di poter tornare al lavoro?
Dipende dalle procedure alle quali ci si sottopone. In generale il recupero varia dalle 2 alle 4 settimane. Chi lavora da casa potrebbe essere in grado di tornare al lavoro fin da pochi giorni dopo l’intervento, mentre chi vuole attendere un recupero totale potrebbe dover attendere fino a 4 settimane.
È possibile femminilizzare qualunque viso?
È possibile cambiare tratti e lineamenti di qualunque viso e renderli femminili. Gli unici casi in cui questo non è possibile sono quelli in cui vi sono controindicazioni agli interventi chirurgici a causa dei rischi per la paziente.
La femminilizzazione del viso è dolorosa?
Durante l’intervento sarà praticata una anestesia locale o generale per cui non avvertirete alcun dolore. Dopo l’intervento vi verranno somministrati farmaci analgesici e al più potrete avvertire qualche fastidio, ma non dolore.
La femminilizzazione del viso mi renderà irriconoscibile?
No. L’obiettivo del chirurgo è di femminilizzare i tuoi lineamenti, non di stravolgerli! Alcune modifiche sono subdole, altre più evidenti, ma resterete sempre voi stesse, riconoscibili da parenti e amici, ma con un aspetto più femminile e coerente con il genere da voi percepito. Se sceglierete un buon chirurgo la fisionomia generale del viso rimarrà inalterata.
La femminilizzazione del viso è solo per le donne transgender?
No, gli interventi sono spesso richiesti anche dalle donne biologiche che vedono sul proprio viso tratti e lineamenti troppo maschili e ne desiderano la modifica. Stessa cosa vale per gli uomini che desiderano ottenere un look più androgino.
Fonti
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