Il prurito è un sintomo molto comune che proviamo tutti quanti quotidianamente.
Quando il prurito si manifesta durante la gravidanza può essere persistente e durare per alcune settimane o qualche mese.
Per il prurito non correlato allo stato di gravidanza, leggi l’altro mio articolo sul prurito in generale, sulle sue possibili cause e rimedi.
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Cosa causa prurito in gravidanza?
Vi sono diverse possibili cause per un prurito insorto durante la gravidanza:
- La pelle dell’addome che in gravidanza si allunga e assottiglia.
- I cambiamenti ormonali tipici della gravidanza, senza aumento degli acidi biliari nel sangue
- Colestasi gravidica
Alcune tra le altre possibili cause sono la pelle secca (xerosi), le reazioni allergiche, disturbi dermatologici (dermatosi) e le epatopatie.
Prurito alla pancia in gravidanza
La pancia che prude in gravidanza può essere dovuta semplicemente al fatto che la pelle e i tessuti sottostanti, con l’aumento di volume dell’addome, si stirano e allungano stimolando i recettori e le terminazioni nervose nella zona. La pelle inoltre si assottiglia e diventa più secca, ma questo può essere risolto facilmente applicando una crema idratante sulla pancia quotidianamente ed evitando saponi o prodotti troppo aggressivi. La pelle secca può anche essere dovuta a disidratazione, ma in quel caso il prurito non sarebbe limitato alla sola pancia.
Cambiamenti ormonali della gravidanza e prurito (senza acidi biliari elevati)
I cambiamenti ormonali della gravidanza sono causa di trasformazioni nella pelle nel 90% delle donne, 20% delle quali manifestano anche prurito. Gli ormoni spesso hanno un effetto sulla pigmentazione della cute, causando la formazione di macchie più scure note come melasma o cloasma, scurimento delle ascelle e dei genitali esterni, scurimento dell’areola del capezzolo e della linea alba che divide verticalmente l’addome; gli ormoni possono anche causare la crescita di peli corporei.
Quando il prurito è causato dai cambiamenti ormonali, ma non vi sono segni di colestasi, questo insorge generalmente intorno al terzo trimestre quando gli ormoni sono al loro picco di concentrazione e si risolve con il parto, anche se talvolta insorge precedentemente.
Colestasi gravidica e prurito
Nota anche come colestasi intraepatica gestazionale, la colestasi gravidica è un disturbo dalle cause incerte, ma probabilmente dovuto a fattori genetici e ai cambiamenti ormonali; la colestasi gravidica è caratterizzata dall’accumulo di bile nel fegato che causa l’aumento degli acidi biliari nella circolazione sanguigna. La bile è un prodotto di scarto che viene secreto dal fegato, transita attraverso la colecisti e viene riversata nel duodeno per aiutare nella digestione dei grassi. L’aumento della concentrazione di acidi biliari nella circolazione sanguigna è causa di prurito senza eritema, mentre la presenza di occhi e pelle giallognoli indica che anche i livelli di bilirubina risultano elevati. Feci di colore argilla e urine più scure possono essere anch’esse presenti in caso di colestasi gravidica.
Il prurito insorge spesso dopo la 28esima settimana di gravidanza, nel terzo trimestre. La maggior parte delle pazienti lamenta prurito alle mani e ai piedi, ma può anche espandersi alle braccia e alle gambe: di notte, con meno distrazioni, può essere avvertito come più intenso causando disturbi del sonno. Non vi è eritema, ma il grattarsi può causare rossore o in caso di grattate continue, forti e con unghie lunghe si possono anche sviluppare lesioni cutanee.
La colestasi gravidica è un disturbo raro con una incidenza di circa 1-5 casi ogni 1000 gravidanze nella popolazione generale; nella popolazione SudAmericana l’incidenza può arrivare al 15%.
Quando la colestasi è diagnosticata in gravidanza è importante monitorarla e trattarla in quanto è associata ad un aumento del rischio per il feto.
Dopo il parto, il prurito si risolve velocemente entro i primi giorni, mentre l’ittero e la concentrazione degli acidi biliari sierici si normalizzano in 4-6 settimane.
Come si diagnostica la causa del prurito in gravidanza?
Il primo passo per qualunque diagnosi è il consulto medico. Il tuo specialista raccoglierà la tua anamnesi familiare e personale che potrebbero già essere in grado di instradarlo verso una diagnosi. L’esame fisico in genere si concentra nella ricerca di anomalie sulla cute che potrebbero indicare disturbi dermatologici, reazioni allergiche, reazioni a sostanze irritanti o altre cause.
Per confermare o escludere la colestasi gravidica, il medico potrebbe prescrivere alcuni esami del sangue:
- Il pannello epatico o funzionalità epatica. Questo include la misurazione dei livelli sierici della bilirubina, albumina, AST (GOT) e ALT (GPT).
- Acidi biliari sierici. Questo include sia la quantità totale degli acidi biliari che quella individuale dell’acido colico, acido desossicolico e acido chenodesossicolico.
- Epatite Virale
- Virus di Epstein-Barr (mononucleosi)
- Citomegalovirus
Una ecografia completa dell’addome potrebbe anche essere prescritta per controllare la presenza di anomalie anatomiche del fegato o per la presenza di eventuali calcoli alla cistifellea.
Diagnosi e trattamento della colestasi gravidica
La colestasi intraepatica gestazionale viene sospettata nel momento in cui una donna incinta manifesta prurito senza l’evidenza di eritema cutaneo, al di là di quello che può essere causato dal grattarsi in risposta allo stimolo pruriginoso. L’aumento dei livelli di acidi biliari nel sangue è l’indicatore principale (> 10 umol/L).
Fino al 60% delle pazienti ha anche ALT e AST fuori range di normalità, mentre circa il 20% ha un aumento della bilirubina. L’ittero, cioè la pelle di colore giallognolo, può essere presente ed è causata dall’iperbilirubinemia.
Quando la colestasi gravidica è diagnosticata, il trattamento diventa indicato per minimizzare il rischio di complicazioni per il feto che includono il parto prematuro, il basso peso alla nascita, la sofferenza fetale e in casi rari anche la morte.
L’acido ursodesossicolico è il trattamento di prima linea. Si tratta di un farmaco orale che abbassa i livelli di acidi biliari e che risulta efficace anche nel far passare il prurito; la posologia iniziale generalmente è di 300 mg per due volte al giorno, ma può essere aumentato a 600 mg se i sintomi persistono. Farmaci antistaminici o corticosteroidi possono anch’essi essere utilizzati per combattere il prurito, ma generalmente non sono necessari.
Potrebbe essere consigliato indurre il parto prima del termine previsto, intorno alla 37esima o 38esima settimana, in base allo sviluppo del feto.
Se si manifesta prurito persistente e generalizzato durante la gravidanza, è molto importante informare il proprio specialista: sarà lui poi a escludere o convalidare sospetti diagnostici e possibili cause, a consigliare rimedi casalinghi e nel caso fossero necessari a prescrivere esami più approfonditi ed eventuali terapie mediche.
Fonti
- Obstetric Cholestasis
S Chakravarti – Oxford University Hospital, Sep 2017
https://www.ouh.nhs.uk/patient-guide/leaflets/files/11028Pcholestasis.pdf - Understanding Intrahepatic Cholestasis of Pregnancy.
SD Craigo – Society for Maternal-Fetal Medicine, Mar 2012
https://www.smfm.org/publications/96-understanding-intrahepatic-cholestasis-of-pregnancy - Pruritus Gravidarum.
B Adhikari, MAB Khan – StatPearls, Jan 2021
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK560820/ - Fitzpatrick’s Dermatology, 9th Edition
S Kang et al – McGraw-Hill, 2019
ISBN: 978-0-07-183783-5