La scrotoplastica è un termine generico che indica l’intervento di chirurgia plastica e ricostruttiva effettuato sullo scroto in caso di difetti o danni a suo carico, o finalizzato alla ricostruzione dello scroto come nel caso dei pazienti transessuali nel percorso di riassegnazione chirurgica del sesso da donna a uomo. Può inoltre essere riferito anche a interventi di chirurgia estetica effettuati su uomini cisgender, come nel caso di pazienti con eccessiva lassità della pelle scrotale, caso nel cui si può definire anche come lifting dello scroto.
In questo articolo ci focalizzeremo però sul caso specifico della scrotoplastica intesa come ricostruzione dello scroto nel paziente transgender (FtM).
Lo scroto è un sacco costituito da pelle sottile ed elastica che racchiude i testicoli e gli epididimi e localizzato alla radice del pene. Funzionalmente garantisce la funzionalità degli organi riproduttori maschili, accogliendo al suo interno i testicoli e proteggendoli, controllandone la temperatura e permettendo quindi l’ottimale produzione di sperma. Esteticamente, nel maschio biologico, presenta una notevole variabilità in forma e volume non solo tra soggetti uomini diversi, ma anche nello stesso soggetto in diverse condizioni di temperatura o ad età diverse.
Nel caso del paziente transgender FtM la scrotoplastica ha come obiettivo la creazione di uno scroto esteticamente gradevole a partire da altri tessuti del paziente quali le grandi labbra vaginali, ma non solo. Alla nascita e durante i primi anni dello sviluppo della branca della medicina che si occupa del trattamento chirurgico e non delle disforie di genere, veniva data poca importanza all’intervento di scrotoplastica, focalizzando l’attenzione invece sugli interventi di metoidioplastica o falloplastica. Col passare degli anni però i pazienti hanno giustamente iniziato ad essere più esigenti in termini di risultati estetici spingendo i chirurghi a fare dei passi avanti nella pratica medica fino ad arrivare ai risultati e agli obiettivi chirurgici attuali, cioè la creazione di genitali all’apparenza naturali e quindi sia di un pene che di uno scroto esteticamente accettabili.
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Le diverse tecniche chirurgiche di scrotoplastica nel cambio di sesso
Come accennato in precedenza, esistono diverse tecniche chirurgiche per la realizzazione della scrotoplastica nel paziente transgender FtM. Nella maggior parte delle operazioni i chirurghi scelgono di utilizzare i tessuti ricavati dalle grandi labbra vaginali per la ricostruzione dello scroto: uno dei motivi per i quali si utilizzano proprio queste strutture è che sono la controparte femminile dello scroto durante lo sviluppo embriologico. Entrambi hanno la stessa consistenza e aspetto, lo stesso colore, presentano peli e condividono le stesse terminazioni nervose rispondenti a stimolazioni tattili ed erogene.
Altre tecniche utilizzate in precedenza prevedevano l’uso di lembi chirurgici (flaps) ricavati dalla regione pubica, inguinale o dalle cosce. Questo tipo di intervento però è considerato troppo elaborato in termini di tecnica necessaria all’esecuzione, lascia evidenti cicatrici nelle regioni da cui i tessuti vengono prelevati e che causano insoddisfazione nel paziente e anche a livello di sensazioni e sensibilità danno un risultato insoddisfacente.
Il consenso generale quindi è orientato verso l’uso di lembi chirurgici ricavati dalle grandi labbra vaginali, talvolta utilizzando anche espansori tissutali per superare il problema della scarsità di volume della sacca creata chirurgicamente e alla quale, in un secondo momento e solitamente 6-12 mesi dopo l’intervento di scrotoplastica, vengono aggiunte anche protesi testicolari in silicone.
Le tecniche utilizzate agli inizi prevedevano la sutura centrale delle labbra nella sede in cui erano poste fisiologicamente, ma questo metodo causava la creazione del neoscroto in una posizione fastidiosa ed esteticamente poco accurata, in mezzo alle cosce, e con risultati troppo simili all’anatomia femminile originale. Le tecniche successive quindi sono state ideate per portare lo scroto ricostruito in una posizione più anteriore, davanti alle cosce, come da anatomia naturale. Per fare ciò il chirurgo esegue delle incisioni nella parte inferiore delle grandi labbra e più in alto a livello dell’osso pubico. I lembi delle labbra vengono quindi girati verso l’alto e ricuciti a formare un sacco.
L’intervento di scrotoplastica, nel caso del paziente transgender FtM, non viene mai eseguito come intervento a sé, ma è solitamente parte di un unico e più complesso intervento di riassegnazione chirurgica del sesso da donna a uomo. Talvolta l’istero-annessiectomia bilaterale viene eseguita precedentemente, ma in altri casi è eseguita contemporaneamente alla vaginectomia, scrotoplastica, falloplastica e all’allungamento dell’uretra come parte di un singolo intervento di rimodellamento genitale.
Rischi e complicazioni della scrotoplastica
L’intervento di scrotoplastica non presenta particolari rischi e/o complicazioni, di cui l’ematoma e la riapertura della ferita chirurgica rappresentano gli unici da segnalare sebbene rari. La necessità di un intervento di revisione è estremamente rara e le poche complicazioni sono gestibili conservativamente. Il risultato ottenuto con la tecnica descritta è positivo sia a livello estetico che funzionale come sensazioni tattili ed erogene e soddisfa la quasi totalità dei pazienti.
Prerequisiti per l’intervento di scrotoplastica
Come parte integrante di un intervento chirurgico maggiore comprendente anche la metoidioplastica o la falloplastica, la vaginectomia e talvolta anche l’istero-annessiectomia, la World Professional Association for Transgender Health (WPATH) pone delle condizioni necessarie alla realizzazione dell’intervento nel documento Standards of Care settima edizione:
- La diagnosi di disforia di genere ben documentata
- Capacità di intedere e volere, di prendere una decisione pienamente consapevole e di dare il consenso informato al trattamento
- La maggiore età nel paese di riferimento
- L’assenza di patologie mediche o psichiatriche che precludano l’intervento
- 12 mesi consecutivi di terapia ormonale sostitutiva con androgeni
- 12 mesi consecutivi di vita nel ruolo di genere congruente con la propria identità di genere
Questi prerequisiti non valgono per coloro che intendono sottoporsi a scrotoplastica per indicazioni diverse dal trattamento della disforia di genere.
Fonti
- Scrotal Reconstruction in Female-to-Male Transsexuals: A Novel Scrotoplasty.
Selvaggi G, Hoebeke P, Ceulemans P, Hamdi M, Van Landuyt K, Blondeel P, De Cuypere G, Monstrey S – Plastic & Reconstructive Surgery Journal, Giu 2009
DOI: https://doi.org/10.1097/prs.0b013e3181a659fe - Sex Reassignment Surgery in the Female-to-Male Transsexual
Monstrey SJ, Ceulemans P, Hoebeke P – Seminars in Plastic Surgery Journal, Ago 2011
DOI: https://doi.org/10.1055/s-0031-1281493 - Novel surgical techniques in female to male gender confirming surgery
ML Djordjevic – Translational Andrology and Urology Journal, Ago 2018
DOI: https://doi.org/10.21037/tau.2018.03.17 - Management of Gender Dysphoria – A Multidisciplinary Approach
C Trombetta, G Liguori, M Bertolotto – Springer, 2015